Chiesa di Sant’Antonio di Padova

La chiesa di Sant’Antonio di Padova si trova nella piazza principale di Agira.
Fu costruita nel 1505 al posto di una preesistente chiesetta dedicata a Santa Maria Vergine e ristrutturata nel 1567 sul terreno donato dalla famiglia Zuccaro di Cuticchi.
Nel 1680 fu costruito il magnifico campanile con guglia a mosaico siciliano recante, a 15 metri dal suolo, una nicchia per lato con statue di santi (tra cui San Filippo di Agira).
Nel 1689 venne elevata a collegiata dal Vescovo di Catania monsignor Caraffa. A seguito del terremoto del 1693 subì gravissimi danni, ma venne prontamente riparata. La bella facciata è stata realizzata nel 1754 su un disegno dell’architetto Antonio Caruso, allievo del Vaccarini.
Molto bella l’agile cupola con lucernaio, eretta nella seconda metà dell’Ottocento, alla quale si accede da una scaletta esterna.
Nel 1869 la chiesa subì un gravissimo incendio che quasi distrusse una parte degli affreschi delle volte, l’altare maggiore e il coro.
A testimoniare la bellezza degli intagli del coro rimangono alcuni stalli, che, risparmiati dal fuoco, furono adattati per gli armadi della sacrestia.
L’interno è a tre navate: nell’abside è situato l’organo, lavorato in canne di bronzo e zinco.
La navata di sinistra è dominata dall’altare in legno del Santissimo Sacramento.
Nella navata di destra è situata la statua di Sant’Antonio di Padova.
Si segnalano:
• un quadretto su marmo raffigurante l’Epifania del Signore, probabilmente da attribuire a un manierista romano del XVI secolo;
• una statua in legno di San Silvestro del 1604;
• una statua in marmo della Madonna dei Poveri della metà del XVI secolo.
Da un po’ di anni vi si conservano due opere di grande pregio, provenienti dalla chiesa di Sant’Antonio Abate: una bella tela del secolo XVII raffigurante Sant’Andrea apostolo e un bellissimo Crocifisso ligneo del secolo XV, ritenuto fino a poco tempo fa opera di Pietro Ruzzulone, ma oggi definitivamente attribuito al cosiddetto Maestro della Croce di Piazza Armerina che ad Agira ha lungamente lavorato.
(Ins. Salvatore Rocca)

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